Il Commissario Montalbano: da Museo a Parco

Il Blog di Scicli

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SCICLI – La valorizzazione del fenomeno rappresentato dalla creatura letteraria dello scrittore agrigentino Andrea Camilleri è nelle corde della città di Scicli, che ha da gran tempo offerto allo scopo la stanza del Sindaco. L’ipotesi di concessione dei locali al piano terra del palazzo municipale alla “Palomar” per la costituzione di una sorta di museo dedicato al Commissario più famoso del momento rientra nelle azioni volte alla monetizzazione del fenomeno suddetto e alla fidelizzazione della suddetta Casa di produzione ai luoghi sciclitani.

Cogliamo volentieri occasione e dichiarariamo la nostra gratitudine alla Palomar per aver valorizzato e promosso luoghi, tempi e ritmi del sud est siciliano. Un brand di valori che persino una nota linea di pensiero europea ritiene primari per la riformulazione delle modalità della vita contemporanea e che sta alla base del successo del famoso Commissario, almeno tanto quanto la bravura degli attori e la maestria della Casa produttrice.

La vicenda degli impieghi possibili della ex Camera del Lavoro è resa particolarmente delicata sia per gli aspetti storici e affettivi coinvolti, che dalla carenza di spazi sofferta da Scicli – per lo meno la zona del centro – che siano idonei all’allestimento di mostre, esposizioni, mercatini, ma anche per incontri culturali. Scicli necessita di tali ambienti se intende proiettarsi al di fuori del dimensione di piccolo centro ibleo per conquistarsi definitivamente uno spazio importante nella cultura e nel turismo culturale.

In questo quadro, caratterizzato da assai carente disponibilità di ambienti pubblici, non è intento degli scriventi suggerire forme di impiego della ex Camera del Lavoro, bensì manifestare l’esigenza di operare secondo un metodo che chiuda l’epoca delle scelte compiute sotto urgenze ed emergenze. Questo può ottenersi completando il piano di utilizzazione degli edifici comunali nel loro complesso, tenendo conto delle esigenze della città e sentendo quelle della cittadinanza.

Siamo dell’opinione che allestire “semplicemente” l’Ufficio di Montalbano sacrificando l’ampio piano terra del Palazzo Municipale per una attività dagli accenti fortemente “passivi”, ovvero basata sulla mera esposizione e sullo sbigliettamento, non sembra in linea con le giuste pretese di turismo culturale della Città.

Diverso sarebbe discutere della creazione di un “Parco Letterario” o di un “Parco del Commissario”, operazioni fortemente “attive” che esalterebbero la linea culturale che Scicli ritiene di volere e potere esprimere. Altra ipotesi, ancora di più immediata realizzazione, risulterebbe la costituzione di un “Cineparco del Commissario”, dove coinvolgendo anche i luoghi dislocati nel territorio, carta stampata e spezzoni della fiction verrebbero impreziositi dalla possibilità di fruizione aperte dalla realtà aumentata mediante lo smartphone che ogni visitatore ormai porta in tasca. La partecipazione di Scicli alla Film Commission provinciale e lo know how che la stessa Palomar indiscutibilmente detiene potrebbe rendere il tutto cantierabile in tempi accettabili e con risultati di estremo interesse.

Allora sì che si determinerebbe un forte incremento di visitatori e si consentirebbe sia di meglio accogliere il turismo attratto principalmente dalla fiction, sia di attrarre visitatori culturalmente esigenti e in tono con l’assetto della Città. E l’effetto sulla destagionalizzazione potrebbe essere molto sensibile.

In definitiva, una discussione sull’impiego della ex Camera del Lavoro – o di altri spazi prestigiosi, visto che si è persino fatto il nome del Convento del Carmine – dovrebbe inserirsi nell’ambito di un progetto ambizioso come quello di un Parco letterario o di un Cineparco. In quanto agli spazi, è ormai improcrastinabile basarsi un metodo di lavoro che preveda la valutazione complessiva degli impieghi degli edifici che costituiscono nel loro insieme il patrimonio pubblico municipale, poiché impieghi disarticolati e non programmati potrebbero poi rivelarsi assai nocivi per le legittime aspirazioni della città.

L’utilizzazione di locali pubblici, ancor più se ricchi di storia e caricati da affetti, potrebbe costituire una valida occasione per indire un referendum popolare preceduto da una adeguata discussione fra i cittadini.

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