Scicli è passata dalla straordinarietà amministrativa all’ordinarietà. Cosa significa questo per la comunità?

L'opinione di Giampaolo Schillaci ex amministratore comunale di Scicli

Aula consliare Scicli (Foto archivio SVN)
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Con l’elezione del Sindaco dello scorso mese di novembre, Scicli è  passata dalla straordinarietà amministrativa all’ordinarietà. Cosa significa questo per la comunità?

Questa città ha le possibilità per tornare a camminare?

SCICLI (Di Giampaolo Schillaci) – Per rispondere alla prima domanda occorre contestualizzare la cosiddetta  “straordinarietà amministrativa” alla quale una comunità può essere sottoposta da alcuni organi dello Stato. Per quanto riguarda Scicli, il 29 aprile del 2015 il corso democratico della Città venne bruscamente interrotto per la seconda volta in meno di un quarto di secolo. Si ricordano ancora le tante scuse, tardive ed inefficaci,  che conclusero la prima dolorosa vicenda per le persone del tutto ingiustamente coinvolte. Lunedì 26, è bene ricordarlo, si attende la sentenza amministrativa definitiva sollecitata a proprie cura e spese da un gruppo di cittadini non toccati personalmente dalle indagini a suo tempo condotte.

Abbiamo ancora una volta constatato che le procedure destinate ad aprire la porta alla amministrazione straordinaria poco o nulla hanno a che spartire né con la Giustizia della Magistratura né con la giustizia del senso comune. Esse infatti dipendono dall’esito di ispezioni che avvengono in assenza contraddittorio, dove pertanto le cantonate prese – si spera in buona fede – dai funzionari preposti non possono essere smentite dalle amministrazioni indagate carte alla mano e subito. Interverranno poi relazioni valutate da personaggi i cui spostamenti di carriera sono in carico alla politica e elaborazioni – elucubrazioni da parte di politici di mestiere che, come tali, per la gran maggior parte hanno ben altro in mente che i criteri della Giustizia, specie i mestieranti dei giorni d’oggi.

Incidentalmente, sono proprio queste, e altre, le ragioni che da più tempo fanno barcollare l’istituto dello scioglimento per mafia ex art. 143 del d. lgs. 267/2000, una misura più volte utilizzata per colpire proditoriamente l’avversario di turno da parte di quei personaggi del sottobosco parlamentare che agiscono incuranti dei danni recati alle persone e alle cose dalla loro incultura, dall’inettitudine, dall’arroganza o peggio dal malaffare che rappresentano.

L’ingiustizia subita dalla comunità sciclitana è enorme e fa comprendere come la “straordinarietà” sia stata vissuta da tantissimi cittadini come una inammissibile aggressione. Nel 2014 l’amministrazione in carica aveva in poco più di otto mesi approvato tre bilanci (i due del 2013 e quello di previsione del 2014), inviato in Regione (fra i primi Comuni siciliani a farlo) il Piano di Intervento e il Capitolato Rifiuti – destinati a interrompere quelle proroghe all’impresa che poi la gestione commissariale non interromperà per nulla – avviato a pagamento i debiti fuori bilancio diluendoli in trent’anni (cioè pesando il meno possibile sulle tasche dei cittadini) con i finanziamenti provenienti dai decreti 35/2013 e 66/2014 (misure complesse da attuare, tanto che il Comune di Modica non riuscirà ad utilizzare appieno), demolito case abusive e portato a termine o iniziati una serie di interventi che da soli dimostravano come la città non poteva trovarsi sotto alcun condizionamento mafioso. Grazie ad accorte manovre, il Piano di riequilibrio destinato a risanare le casse cittadine, apprezzato dalla Corte dei Conti regionale, si estendeva per soli quattro anni, un periodo minimo se confrontato con quello che potrebbe ora divenire necessario dopo il commissariamento.

La gestione straordinaria è stata invece costellata da azioni (almeno apparentemente) incomprensibili. Innanzitutto, l’impulso dato in assoluto silenzio all’insediamento di una piattaforma per trattamento di rifiuti pericolosi (eppure è fatto notorio che nella nostra Regione ogni  attività connessa ai rifiuti deve essere posta sotto la lente di ingrandimento dalle amministrazioni e dei cittadini), poi le enormi somme in milioni di euro condonate ai Comuni vicini (si tratta dei noti conferimenti in discarica, compresi gli interessi già versati alle banche dai cittadini sciclitani). Si sono inspiegabilmente perse per strada molte buone cose, e fra queste persino i piccoli ma importanti appalti che con finanziamenti interni erano destinati a ripristinare l’agibilità dello Scapellato e della palestra di via Bixio, la segnaletica di avvicinamento al parcheggio di Zagarone e altri ancora.

Ma le sorprese non finirono qui. Poco prima di congedarsi i tre commissari si premurarono di approntare un bando sulle attività turistiche la cui prevedibile insostenibilità è venuta al pettine in questi giorni, intromettendosi ancora una volta in un’area sensibile e complessa che avrebbero dovuto lasciare nella completa disponibilità di quella Amministrazione ordinaria ormai alle porte.

Con la scrivania che si affolla di esposti e denunce e la sentenza del Tribunale penale che assolve il sindaco Susino con la formulazione più ampia possibile, nel settembre 2016 il ministro dell’Interno Alfano è costretto a ritenere insufficienti le motivazioni a sostegno della richiesta di proroga di sei mesi inopinatamente avanzata dalla commissione straordinaria.

Di conseguenza, venivano finalmente indette le elezioni amministrative e al primo turno riusciva a furor di popolo un governo di cittadini sull’onda del “no” allo stabilimento ACIF per il trattamento dei rifiuti (anche se non proprio tutti erano stati visti in trincea nel periodo precedente).

Da questo breve racconto delle cose avvenute emerge chiaramente che la parte sana della città non ha mai smesso di “camminare”, caricandosi in proprio responsabilità non indifferenti, anche finanziarie, come ha fatto anche il Comitato per la Tutela della Salute, dell’Ambiente  e del Territorio, ampia unione trasversale di partiti e movimenti che senza distinzione di bandiera si sono uniti e tuttora agiscono nella convinzione che il megastabilimento determinerebbe la chiusura del turismo e dell’agricoltura sciclitana.

Con il rientro della ordinaria amministrazione, ovvero sindaco, giunta e consiglio regolarmente eletti, è iniziata la storia di sempre, ovvero tutte quelle conversazioni  su “se sono bravi, se affrontano i problemi, se risolvono, se programmano, se potevano fare di meglio”. 

Chiunque abbia avuto una qualsiasi esperienza amministrativa sa bene che ciò che appare persino facile dall’esterno, spesso necessita di percorsi burocratici tortuosi e raramente brevi; e però, criticare risultati raggiunti, o che parevano raggiungibili e poi raggiunti non sono stati, sarà sempre un esercizio preferito da tanti. Non sono questi invece momento né sede per unirsi al coro dei giudicanti sui tanti fatti avvenuti e sui primi risultati ottenuti, buoni o cattivi che siano. Ciò che appare decisivo sarà il metodo di governo, il rapporto con i cittadini.

In tal senso, e concludendo, la società civile di Scicli, riunita in vari gruppi che portano avanti azioni tangibili, in questi anni non ha mai smesso di camminare, anzi, di correre e  soprattutto di correre “insieme”. Per quanto riguarda sindaco, giunta e consiglio comunale potrebbe essere ingeneroso valutare, a pochi mesi dall’insediamento, se sceglieranno di lavorare “per” i cittadini, immergendosi nell’autoreferenzialità e nella solitudine, oppure “con”, segno reale di quella partecipazione di idee e azioni che oggi pare l’unica risorsa in grado di portare a buon fine le assai complesse attività che i governi delle città affrontano ogni giorno.

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