Scicli, il grido per Gaza che Teresa Miccichè affida al pennello

Le sue parole: “Questa non è solo pittura. È memoria, rabbia, amore”

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SCICLI – Giovane pittrice che sceglie di appellarsi alla pace davanti ad una tela. Un fatto comune o insolito? Nè comune e né insolito. Meglio dire doveroso dopo l’orrore che si sta consumando sulla striscia di Gaza. Da ottobre dello scorso anno ad oggi i numeri che fornisce l’Unicef sono devastanti: 50.000 i bambini uccisi o feriti. Dalla fine del cessate il fuoco del 18 marzo nella striscia di Gaza sono stati uccisi 1.309 bambini e 3.738 sono i feriti.

E proprio l’Unicef esorta “a porre fine alle violenze, a proteggere i civili, compresi i bambini, a rispettare il diritto internazionale umanitario e la normativa sui diritti umani, a consentire l’immediata fornitura di aiuti umanitari ed a rilasciare tutti gli ostaggi”.

L’appello di Teresa Miccichè affidato alla sua tecnica pittorica che grida dolore. “Gaza non è un nome lontano!”, afferma la pittrice sciclitana a commento del suo lavoro. “Questo quadro – prosegue – è nato da un grido che non riuscivo più a tenere dentro. Quello che sta succedendo va oltre ogni logica, strategia ed etica morale. Gaza…. Ma potrebbe essere ovunque la vita venga sacrificata al potere, all’odio, all’indifferenza. Non è solo pittura. È memoria, rabbia, amoreSpero che qualcosa si muova dentro di ciascuno. Non lasciamo che il silenzio vinca!”.

Piccole gocce di pace, di speranza che, se messe assieme, possono diventare la spinta per fermare la violenza. Oggi la popolazione della striscia di Gaza è in ginocchio. E come ha detto Papa Leone XIV “questi morti innocenti feriscono i nostri valori ed indignano le coscienze”. Per salvare le vite umane è necessario il ripristino del diritto internazionale umanitario, al fine di riprendere al più presto ogni assistenza umanitaria.

 

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