SCICLI – Inconfutabile il suo peso storico per Scicli. L’eremo delle Milizie è tornato a splendere ieri con la riapertura al culto post restauro. Una cerimonia ufficiale ha celebrato l’importante momento, fatto coincidere nei giorni a ridosso della Festa di Maria Santissima delle Milizie. Il Comune ha riconsegnato alla comunità l’eremo e la chiesa dedicata alla Madonna a monte di Donnalucata, dopo i lavori di messa in sicurezza da esso appaltati.
L’evento è stato introdotto dal sindaco Mario Marino e officiato dal vicario foraneo don Ignazio La China, alla presenza del Vescovo di Noto, monsignor Salvatore Rumeo.
Vicenda complessa e stratificata quella dell’eremo delle Milizie, circondato da immobili riconducibili a cinque private proprietà, finito nel patrimonio comunale dopo le vicissitudini dell’incameramento dei beni ecclesiastici nel 1866.
“Sappiamo è che qui vi è una torre – ha spiegato don Ignazio la China, che è anche uno storico locale – che a un certo punto è stata inglobata dentro una chiesa più piccola della attuale, per mettere in salvo l’orma della Madonna (scesa dal cielo sopra un bianco destriero in aiuto degli sciclitani, ndr). Qui sarebbe avvenuto uno scontro, anche se le fonti antiche non ci parlano di Belcane e del Conte Ruggero, chè sono invenzione di uno scrittore del Seicento, don Guglielmo Bono, fra sciclitani e saraceni”.
“Nel Quattrocento – ha aggiunto il vicario foraneo di Scicli – questo luogo diventa meta di pellegrinaggio. Il documento più antico è del 1475 e richiama un pagamento come segno di vassallaggio dell’arciprete di San Matteo, da cui dipendeva la chiesa, che egli manteneva per celebrare la messa”.
Altro documento importante è stato scoperto dallo storico locale Francesco Pellegrino, che ha trovato la commissione, nel 1530, a Giandomenico Gagini, cui fu affidato di scolpire una statua in pietra della Madonna delle Milizie. La scultura è in calcare tenero e si trova attualmente custodita nella chiesa di Santa Caterina da Siena a Donnalucata, in attesa di un urgente restauro. L’immagine è quella della Madonna col bambino in braccio e un uccellino in mano.
È nel 1600, con l’epopea di Ariosto e l’opera di divulgazione dei gesuiti, giunti a Scicli, che viene introdotta la figura della Madonna a cavallo. Nel 1606 dei nobili locali mettono insieme i loro fondi per ingrandire la chiesa e commissionano un pavimento in ceramica che ritraeva le sponde dell’Africa, le navi, la sponda sciclitana, gli accampamenti, e il richiamo a uno sbarco e una battaglia a Donnalucata, luogo che in arabo si chiama “la fonte delle ore”.
“La struttura che noi abbiamo oggi – aggiunge padre La China – è quella della chiesa del Seicento che crolla e viene ricostruita dopo il terremoto del 1693, grazie all’opera del venerabile Girolamo III, con i fondi del sergente maggiore spagnolo Serraton, grande benefattore. Ma l’opera barocca viene fatta nel 1722 dal canonico Sammito. Venne chiusa la porta di ingresso accanto alla torre e fu fatta la nicchia, in modo che all’ingresso si ammirasse la Madonna delle Milizie in pietra”.
Con l’incameramento dei beni ecclesiastici del 1866 la chiesa, essendo eremo, si salvò e non venne incamerata. ma fu ceduta insieme a tutte le Opere Pie in un ente comunale che confluì nell’Opera comunale di assistenza.
Negli anni duemila, grazie a un finanziamento regionale fatto dell’on. Peppe Drago, vi fu una prima opera di messa in sicurezza.
Il restauro odierno ha riguardato la torre campanaria, il recupero lapideo delle varie articolazioni dell’immobile, i prospetti, gli intonaci ammalorati, l’umidità di risalita, come ha spiegato l’architetto Sandro Portelli, e il rifacimento dell’altare votivo della cappella Nord, oltre all’ammodernamento dell’impianto elettrico e di illuminazione anche del cortile. Dal Sovrintendente di Ragusa Antonino De Marco, invece, è stato assicurato che la Sovrintendenza assumerà impegno per reperire un finanziamento regionale per il restauro della statua in pietra della Madonna delle Milizie.
Il vescovo Rumeo ha concluso sottolineando la grande ricchezza del patrimonio culturale della Diocesi, in particolare di Scicli.
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