SCICLI – La digitalizzazione espande gli orizzonti delle classi. Non più luoghi delimitati, le quattro pareti prendono vita, offrendo agli alunni un’esperienza formativa futuristica. L’innovazione è di casa all’istituto comprensivo “Elio Vittorini” di Scicli. L’ultima arrivata, l’aula immersiva. Un ambiente progettato per coinvolgere, formare ed educare; uno spazio didattico all’avanguardia che integra le tecnologie della realtà virtuale e aumentata.
Le funzionalità della classe immersiva sono varie e soprependeti. Ci aiuta a conoscerle l’animatore digitale, il professore Massimo Barbini.
“Qui, all’istituto “Elio Vittorini”, l’istruzione – commenta – non è più solo banchi, libri, lavagne. Già da due anni la nostra scuola ha adottato una ‘didattica per ambienti di apprendimento’. Oggi, a questa si aggiunge un nuovo strumento che arricchisce la nostra didattica, rafforzando l’esperienza, l’immersione e la sperimentazione. Da alcune settimane, infatti, ha preso vita la nostra aula immersiva. Creata non per gioco, sia chiaro, ma per rendere più efficace l’apprendimento. Perché oggi, lo dicono i dati e lo confermano le esperienze sul campo, imparare non significa solo ascoltare o leggere, ma vivere ciò che si studia”.
All’interno del nuovo ambiente digitale le attività didattiche non hanno confini. “Ad esempio – aggiunge Barbini -, è possibile camminare tra le strade di Parigi durante la Rivoluzione Francese, osservare il cuore umano battere davanti ai propri occhi, esplorare i pianeti come fossero oggetti tridimensionali nel palmo della mano. Non è fantascienza. È scuola. È didattica. E non sorprende, allora, che l’entusiasmo tra gli studenti sia alto, tangibile. Che l’attenzione aumenti. Che la curiosità si riaccenda”.
Il professore precisa che non si tratta solo di generare stupore tra gli alunni. “C’è una logica – spiega – ben precisa: l’esperienza vissuta attiva l’emotività, e ciò che emoziona, si fissa nella memoria. È questo il cuore del metodo immersivo”.
Soffermandosi sui vantaggi dell’aula immersiva, il docente tiene a sottolineare come tramite questa tecnologia “non solo si comprende meglio, ma si ricorda più a lungo. Si allenano abilità complesse: la gestione del rischio, il problem-solving, la collaborazione tra pari. Si possono simulare scenari critici (un terremoto, una situazione di emergenza) e imparare a reagire, senza rischi”.
Senza dimenticare l’inclusione. “Favorisce – prosegue Barbini – la partecipazione di ogni ragazzo, specialmente quelli con bisogni educativi speciali, permette di potenziare le abilità sociali e comunicative, creando un clima di collaborazione e profonda empatia. È la personalizzazione dell’apprendimento che accoglie tutti, un passo fondamentale verso una scuola davvero per tutti. Questo non è uno strumento che sostituisce l’insegnante, ma che potenzia il suo ruolo, rendendo più concreti e memorabili i contenuti. Siamo, in altre parole, di fronte a un nuovo equilibrio tra metodo e tecnologia, tra sapere e fare”.
L’aula immersiva si presente come un vero e proprio strumento pedagogico. “L’alunno diventa costruttore del proprio percorso di apprendimento. È questo, in fondo, il senso profondo dell’educazione: non riempire contenitori, ma accendere menti. E se questa – termina il professore – è davvero la scuola del futuro, come molti oggi sostengono, possiamo dire che, a Scicli, questo futuro è già iniziato”.
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