Scicli, il giorno dopo è ancora battaglia

Il Sindaco: “Grande successo di pubblico”. Sorridono meno le strutture ricettive: “Pochi turisti”. Contento delle Milizie 2.0 padre Ignazio La China: “Bravi gli organizzatori, senza loro niente festa”

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SCICLI – Festa delle Milizie 2023: successo o flop? Tradizione o innovazione? Ognuno la pensa in modo diverso. Una cosa è ovvia: la battaglia di ieri sera, avvenuta sul palco della “discordia”, ha riacceso la polemica, destinata ad avere riverberi pure nelle prossime ore.

Dell’inedita scenografia ci si ricorderà per molto tempo per molto tempo (nel bene o nel male, a seconda del proprio punto di vista). Quella che doveva essere una domenica di festa si è trasformata nel “giorno del giudizio”. E non poteva essere diversamente, considerato il dibattito “infuocato” che ha scandito l’avvicinamento alla rievocazione storica.

Nel frattempo il sindaco Mario Marino fa un bilancio di questa ‘tre giorni’. “La Festa della Madonna delle Milizie 2023 – commenta – sarà ricordata per il grande successo di pubblico, sia locale che non, che ha invaso le vie del centro storico. Il momento più importante dei festeggiamenti è stata la sacra rappresentazione dello storico fatto d’armi del 1091 che, nel rispetto tradizioni, in primis il copione e testo del Pacetto-Vanasia, con l’aggiunta di alcune novità, legate a studi specifici di sound e luci, ha attirato gente da tutti i Comuni della provincia”.

Il culmine della rievocazione storica – conclude il Sindaco – è stata l’apparizione del simulacro della Madonna delle Milizie ed il conseguente ‘Incendio di San Matteo’, particolarmente apprezzato dai presenti”.

Il resoconto di Marino “coccia” con le analisi dei dati che arrivano alcune strutture ricettive della città e dintorni. Ezio Occhipinti, albergatore di Scicli, offre una sua riflessione generale, basata sui numeri e sull’esperienza gestionale di oltre 11 anni.

Quest’anno, per la festa delle Milizie – commenta –, abbiamo registrato il minor numero di presenze del mese di maggio tra i nostri ospiti. Solo due persone (quindi una sola camera) sono venute per l’evento. Non c’entra la scenografia, la Sagra della ‘Testa di Turco’, il parco giochi medievale, il palco o la rappresentazione teatrale. Qui il punto rimane uno: attraverso questi eventi folcloristici non si riesce a vendere il territorio. Non sono ingredienti di attrazione per il piano strategico di Scicli, ammesso che la città ne abbia uno. Sono dei ‘prodotti’ interessanti, ma restano sugli scaffali delle stanze comunali, non li compra nessuno, perché sconosciuti”.

Fino a quando opereremo solo di giorno in giorno, cercando di rispondere solo alle emergenze, i risultati non potranno essere diversi da quelli ottenuti finora. Dobbiamo adottare – termina l’albergatore sciclitano – un approccio lungimirante, che tenga conto dei bisogni dei viaggiatori potenziali, sviluppando un’offerta turistica che sia autentica e in linea con le loro aspettative”.

Sulle Milizie 2.0 dell’amministrazione Marino è intervenuto anche padre Ignazio La China, Vicario foraneo di Scicli. “Dopo anni che ci si lamentava di una rappresentazione piatta, monotona e ripetitiva, appena si tenta un ‘aggiornamento’, si rimpiange quello che l’anno prima si era ‘schifiato’”.

La China aggiunge: “Ho rifiutato di farmi intrappolare nel falso dilemma ‘castello sì, castello no’, perchè chi lo ha posto significa che non ha capito niente dell’approccio culturale che si è tentato di fare (e per me pienamente riuscito). Invece di ‘bummuliari’, gli sciclitani dovrebbero ringraziare Marco Guastella e Germano Martorana, che hanno avuto il coraggio, da non sciclitani, di buttarsi in questa avventura. Perchè se fosse stato per gli sciclitani quest’anno la festa non si sarebbe fatta: ricordiamo che nessuno ha concorso per il bando della festa”.

Già solo per questo gli organizzatori meriterebbero un applauso di vero cuore. Lo stesso plauso va al Sindaco e alla Giunta che hanno creduto nel progetto e dato un esempio di sinergia attiva e fattiva, anche per il costante raccordo con il Parroco della chiesa Madre e il vicario foraneo. Senza la loro ‘testardaggine’ – conclude La China – la festa non ci sarebbe stata”.

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