Scicli, autostrada e discariche

L’opinione di… Antonino Nigito

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SCICLI – Stanziati 350 milioni per l’autostrada Modica – Scicli! C’è stato grande entusiasmo, non appena si è sparsa la notizia, tra Amministratori locali, Governanti nazionali e regionali e operatori economici di diversi settori. I meno euforici, forse, sono stati quei cittadini, un pò avanti con gli anni, che hanno assistito alle sfortunate vicende della maggior parte delle grandi opere in Sicilia; tra di loro, i più scettici, c’è chi addirittura ha detto di tenere sempre a mente, in simili occasioni, il famoso detto “non fare i conti prima che li abbia fatti l’oste”.

I fondi derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e in parte dal Piano Nazionale Complementare (PNC) costituiscono uno dei due maggiori finanziamenti assegnati alla provincia di Ragusa; l’altro riguarda la nuova tratta ferroviaria Ragusa  Vizzini e il raccordo alla linea Lentini – Catania.

Sul nuovo Piano Provinciale delle Infrastrutture per la Mobilità sono intervenuti in tanti, Ministri, Assessori regionali, esponenti dei Liberi Consorzi dei Comuni, dirigenti del CAS (Consorzio Autostrade Siciliane) e Anas (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali), Consorzi ed enti privati; tutti in ordine sparso, senza una visione d’insieme che tenesse conto dei costi e dei benefici delle varie opere proposte, della integrazione delle diverse reti e soprattutto dei costi ambientali.

Storicamente, in provincia di Ragusa, il problema principale della mobilità è stato rappresentato dal raccordo con il nodo centrale di Catania. Non c’è dubbio che i flussi  maggiori, di viaggiatori e merci, provenienti dai diversi versanti del territorio, siano transitati per la statale Ragusa – Catania, percorso divenuto nel tempo, insufficiente ed insicuro per i tempi di percorrenza e per l’aumentato volume degli spostamenti dei veicoli.

Ora, se a breve termine la soluzione immediata può essere il collegamento tra la statale 115 ed il tratto autostradale Pozzallo – Ispica e quindi con l’autostrada Siracusa – Catania, a medio e lungo termine il problema può essere risolto con la messa in sicurezza e il riadattamento della Ragusa – Catania e soprattutto con la nuova tratta ferroviaria Ragusa – Vizzini e il relativo raccordo con la linea Lentini – Catania.

Questa nuova tratta ferroviaria, oltre a rappresentare la funzione di hub rispetto alle reti stradali e ferroviarie provinciali esistenti e riadattate, consentirebbe anche l’importante interconnessione dell’aeroporto di Comiso con l’aeroporto di Catania.

Sarebbe questo un piano capace di dare risposte alle diverse necessità: adeguamento ai maggiori volumi di mobilità, riduzione dei tempi di percorrenza, bassi costi ambientali per consumo di suolo e per diminuzione dei gas clima alteranti. Ma non solo. Sarebbe un piano che potrebbe offrire una opportunità di lavoro più sicuro e meno rischioso per tutti quegli autotrasportatori che si trovano stretti nella morsa delle spese non più sostenibili ed esposti ai pericoli maggiori del trasporto su gomma.

Quale sarebbe a questo punto l’utilità dell’autostrada Modica – Scicli ?

Se per la linea ferroviaria Ragusa – Vizzini e per l’Autostrada Ragusa – Catania verrebbero  utilizzati i vecchi tracciati con bassi costi ambientali, per l’autostrada Modica – Scicli si tratterebbe di un nuovo tracciato dai costi economici ed ambientali piuttosto rilevanti, sproporzionati rispetto alla funzione chiamata a svolgere. A questo punto sorge il dubbio se tale scelta non sia motivata da altre finalità, diverse da quelle legate necessariamente alla mobilità e cioè la “Riminizzazione” della costa e dell’altopiano ad essa confinante.

È certo che l’Autostrada Modica – Scicli stravolgerà la peculiarità del territorio ibleo e del suo rapporto armonico tra la costa, con le sue spiagge dorate e vegetazione tipica della macchia mediterranea, e l’altopiano a vocazione agricola con i suoi muri a secco, le colture di carrubeti, oliveti, mandorleti e la bassa vegetazione autoctona a fare da sfondo a un paesaggio che qualcuno ha definito un grande Museo all’aperto e per questo aspetto grande motivo di attrazione turistica.

Ma ci sono altri punti di vista da considerare – ed ecco il il conto finale dell’oste – dove finirebbero gli scarti e gli inerti dello sbancamento dell’autostrada? Nel luogo più vicino ed economicamente più conveniente: la cava argillosa di Truncafila.

E sull’argomento esiste già una Convenzione, stipulata nel periodo della reggenza Commissariale Amministrativa del Comune, che autorizza il Consorzio Autostradale Siciliano (CAS) a conferire i materiali di risulta autostradali nella cava.

D’altra parte, poiché in Sicilia l’emergenza rifiuti solidi urbani è diventata endemica, la beffa maggiore sarebbe quella del conferimento degli stessi nella Cava, con gli inerti a fare da copertura. Sarebbe la quarta discarica a fare da cinta attorno alla città, due già esistenti e la terza, per rifiuti speciali, in attesa di autorizzazione.

Tutto questo all’insegna del previsto parco extraurbano nei luoghi e al decreto dell’Assessore al Territorio ed Ambiente Regionale, che definisce la contrada Truncafila San Biagio un paesaggio agricolo di grande interesse ambientale e quindi di massimo livello di tutela con passaggio da zona E4 a E1 nel PRG.

Infine, poiché chi ha l’onere e l’onore del governo di una città dovrebbe – tra i vari obblighi  morali – rispondere al Principio di responsabilità”, con il quale Hans Jonas sostiene che tutto ciò che viene fatto nel presente, deve tenere conto degli effetti che può avere verso le future generazioni, sarebbe interessante, in tempi di clima elettorale, conoscere quale sia la posizione sull’argomento dei vari schieramenti politici e dei candidati a Sindaco che li rappresentano.

Antonino Nigito

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